CALABRIA, ideali traditi e sogni di RIVOLUZIONE

Calabria terra incapace di scuotersi dall’atavica schiavitù del potere, di quel potere al quale seppe ribellarsi un grande Maestro : Pitagora, che accusò i nobili del tempo : di “ desiderare”, più di ogni altra cosa, consolidare il proprio potere, garantire in permanenza la difesa degli interessi economici dei quali avevano il possesso e la tutela, esercitare l’autorità con ogni mezzo: avidi di popolarità e di onori.
Casi sporadici di ribellione si segnalano successivamente in Calabria : Caulonia < la repubblica>, Catanzaro la folla inferocita incendia il distretto militare, i moti di Melissa !
La scomparsa di questi “ avvenimenti” segnano l’inizio della fine della Calabria divenuta colonia succube delle “caste”.
La politica in questa nostra Terra è stata, nei secoli, verticalizzata e personalista e sopratutto è stata dipendente dalle varie multiforme sfere economiche, lecite ed ancor più illecite, che hanno prodotto la vera criminalità. E’ sempre stato questo potere lobbystico il “ consiglio di amministrazione” che ha guidato questa regione decidendo sempre della sua sorte nell’omertà di gran parte della sua popolazione.
I cittadini si sono fatti confinare al rango di plebe a cui è stato permesso, a secondo dei casi, di applaudire o implorare .
Oggi il “ male “ è diventato irrimediabilmente inattaccabile, protetto da una criminalità organizzata che incombe come un macigno sulle residue opportunità di sviluppo di questa terra che è diventata fattore decisivo per comprendere le difficoltà dell’imprenditoria calabrese, assieme all’ assoluta, voluta carenza ed inefficienza della macchina amministrativa pubblica ed al “potere” del credito, sebbene lo sforzo di quanti hanno tentato di denunciare e combattere i mali di questa regione che il potere ha subito emarginato ! E’ possibile poter ribaltare ancora questa nostra atavica arretratezza ? I nostri mali sono ben conosciuti da chi potrebbe intervenire per risolverli, ma risolverli non adempie ai loro interessi ! Non è loro interesse combattere la criminalità , infrastrutturare il territorio concentrandosi su opere di effettivo potenziamento e allargamento del net-work piuttosto che su opere dal più incerto impatto, orientare seriamente la formazione, la ricerca, la cultura e far così crescere una più ampia e competitiva classe imprenditoriale.
A nessuno, tantomeno al potere calabrese, interessa che la Calabria si trovi in fondo alle classifiche del Paese : i fatti di accessibilità per tutte le modalità di trasporto < strade, ferrovie, porti ,aerovie > sono il tipico esempio della volontà della classe politica – da questo popolo eletta e spregevole valvassina del proprio padrone centrale - nell’emarginare questa regione ed escluderla dalla sua centralità nel bacino-euro mediterraneo , sentiero possibile degli scambi commerciali e dello sviluppo che potrebbe avere delle enormi potenzialità per l’intera economia dell’intero territorio.
A nessuno è lecito tirarsi indietro dalle responsabilità del <degrado> di questa regione . dalle lobby politiche, economiche, agrarie, bancarie, del “mattone” sino agli stessi sindacati che nella lombarda regione per un treno dei pendolari soppresso hanno saputo occupare ferrovie, strade, autostrade , bloccando ogni possibilità di traffico ;alla stessa Chiesa che annovera tra i suoi credenti la quasi totalità dell’area del potere e che solo nelle omelie natalizie e pasquali segnala “ anonimamente “ l’inadeguatezza e le compromissioni del potere con l’illegalità ; alle stesse Istituzioni Massoniche che hanno dimenticato la “ formazione dell’Uomo limitandosi alla decantazione della quantità numerica dei propri aderenti!
Vorrei avere gli anni per riiniziare a battermi per questa nostra Terra, lo iniziai a fare :nel 1956 con la battaglia sulla qualità della costituenda Università: nel 1961 denunciando pubblicamente, all’allora Presidente del Consiglio Fanfani , in occasione della sua visita in Calabria, la mediocrità della classe dirigente, la sua scarsa coscienza democratica, lo spregiudicato arrivismo. Continuai a farlo da Consigliere regionale .
Oggi a me , ma penso a molti, preoccupa dover considerare i problemi che gravano su una generazione alla quale è stato tolto la speranza del futuro. I giovani di oggi hanno davanti a loro una generazione di trenta-quaratenni che nonostante lauree e specializzazioni sono condannati alla precarietà a vita, giovani-vecchi che spesso sono stati costretti a vivere in famiglia.
Lo ricordino i calabresi all’atto della votazione, in cabina elettorale si è liberi di gestire il proprio voto, a loro spetta diventare artefici di una ribellione riformatrice o essere i responsabili di un futuro scenario apocalittico nel quale saranno i giovani a dover pagare il prezzo della loro pavidità.
Sergio Scarpino
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