ITALIA “nave senza nocchiero in gran tempesta”
E’ incomprensibile constatare come in molti sembra non si accorgano delle difficoltà, delle frustrazioni, delle incertezze, degli scoramenti , delle tentazioni in cui questo nostro Paese e’ stato fatto precipitare. Un Paese che non intravede l’esito di questo lungo e faticoso cammino verso il “risveglio” delle coscienze che tendono a fuggire dalla vita globale per appagarsi di pochi e immediati beni materiali che un industrialotto arricchito, spacciatosi per “osservatore” dei principi evangelici, consente di utilizzare ( la gratificazione dell’accumulazione dei beni, il piacere individuale anche attraverso un sesso banalizzato o le altre vie droghe, reali o simboliche) per evadere dalla fatica del vivere.
Questa nostra società è in crisi perché qualche erede della storia della P2 ha arrestato ogni rinnovamento evitando di spazzare via le sognate vecchie certezze post- primarepubblica
Il problema è la sensazione di una apocalittica crisi da cui l’Italia ed i suoi Valori storici potrà uscire irreversibilmente distrutta anche per grande responsabilità di una politica antiberlusconiana incapace di contrastare nei contenuti quegli elementi di dissoluzione che sono innegabilmente presenti.
Non c’è classe dirigente che non sia rappresentata dalla vecchia elites dominante della prima repubblica e che non accetta la nuova logica emergente dalla storia perché ancora legata alla politica delle manovre dei poteri occulti formatesi e ingigantiti in questi anni all’ombra della P2 e del terrorismo e che rappresentano gli ultimi colpi di coda di una “casta” che non ammette di perdere reale potere.
Oggi c’è un popolo incapace di essere vero soggetto di storia e si appaga solo di una partecipazione superficiale e formale pronto a vendersi ad un demagogo che lo blandisce e lo strumentalizza. In molti la possibilità di contare si trasforma o in una rivendicazionismo continuo di diritti a cui non corrispondono mai doveri, o in un individualismo sfrenato per cui ognuno diventa legge per se stesso e rifiuta ogni regola del vivere associato o ancora in un annegarsi in una aggregazione a cui ci si consegna al capo: corpo ed anima, abdicando del tutto alle proprie personali responsabilità.
Se l’Italia può ancora sperare è in quella parte della società civile che ha saputo ribellarsi: in quei giovani, in quelle donne, in quel mondo dello spettacolo, della cultura,nei tanti movimenti, che va prendendo coscienza della propria dignità che prima – per l’imbecillitas sexus o l’imbecillitas aetatis – erano posti ai margini della vita sociale, più sudditi che cittadini. E’ la ricerca di questa nuova dignità da parte delle donne, dei giovani, del mondo dello spettacolo e della cultura che implica necessariamente la realizzazione di una nuova identità e l’acquisizione di un ruolo diverso nella vita sociale. Siamo certo assai lontano dalle realizzazioni di nuovi equilibri sociali ed individuali che possono anche portare lacerazioni ed eccessi, ma proprio per questi motivi è un processo da aiutare perché possa avere, come ci auguriamo, uno svolgimento regolare.