bisogna ripartire per rifare oggi una nuova riflessione. In quell’atmosfera resa frivola da brindisi,festeggiamenti,promesse ed assicurazioni,la regione Calabria con il suo atteggiamento riportava alla mente Lazzaro alla porta del ricco epulone “bramoso di sfamarsi con ciò che cadeva dalla tavola del ricco”.

Ancora una volta si decideva per noi, e sulla nostra pelle, quali dovevano essere la nostra vita e il nostro futuro e la regione Calabria,istituzione democraticamente deputata alle scelte di governo del nostro territorio, si chinava a raccogliere – come ancora oggi - le briciole poiché il lungo elenco presentato al governo dal suo presidente, di richieste cosiddette mirate che avrebbero dovuto costituire “ le condizioni di realizzazione degli interventi connessi con l’attraversamento “,non avrebbero potuto verosimilmente mai essere realizzate stante il ruolo da sempre assegnato alla Calabria.

Altra era ed è la nostra posizione.

All’epoca non mancarono di essere suggerite, di fronte all’entusiastico clamore dei corifei del ponte, “cautela e prudenza” e come Movimento Meridionale non mancammo di farlo con tempismo ed altrettanto realismo.

Oggi che gli elementi conoscitivi a nostra disposizione sono più numerosi e più ampi ci consentono di dire chiaramente un “ no “ forte.

Le ragioni sono molteplici.

Intanto l’avversione all’ennesima manifestazione di una logica di intervento statale al tempo stesso coloniale,predatoria,faraonica e ciclopica. In ponte, infatti, non è assolutamente voluto in funzione di eventuali vantaggi alle popolazioni dell’area dello stretto perché di vantaggi non ve ne sono.

Esso è in primo luogo uno strumento che accelera l’invasione di merci esterne nel mercato siciliano e dell’area dello stretto né può valere il ragionamento esattamente contrario visto il differenziale sfavorevole nell’interscambio con i mercati settentrionali. Se poi si considera che,per l’attraversamento,come sembra, occorrerà pagare un pedaggio,si vengono ad aggravare ulterioremente le condizioni di disfavore delle imprese locali.

Paradossalmente ma non troppo si creeranno addirittura le condizioni di una nuova guerra tra poveri: tra Sicilia e Calabria,poiché la specialità dello “statuto” della prima consente poteri e possibilità di intervento a sostegno delle imprese locali che alla seconda, ovviamente, non sono consentiti: la Calabria verrebbe doppiamente aggredita:

Si vuole dare inizio alla costruzione del ciclope dico ponte ma abbiamo una rete ferroviaria arcaica –tirrenica e ionica - strade sovraccariche e pericolose :

Allora se i Governi non hanno voluto prendere ,escluso il governo Prodi, in esame le ipotesi prospettate che pur consentirebbero di ampliare le zone di invasione del mercato capitalistico,qual è il motivo ultimo per cui occorre optare,insistendo,per il ponte ?

Le ragioni rimandano ancora alla logica coloniale con cui lo Stato continua a rapportarsi con la Calabria e le popolazioni meridionali.

Infatti la ciclopica e faraonica costruzione ha come primo obiettivo,magnificando il genio e la tecnologia italiani nel mondo, di procurare … commesse, senza mancare di sottolineare inoltre,sia pure an passant,gli effetti moltiplicatori per il traffico automobilistico con vantaggio per le case costruttrici.

E la Calabria,il comprensorio di Reggio quali vantaggi,quali benefici ,trarrebbero dal meraviglioso parto del genio italico ?

C’è chi vorrebbe farci credere che la Calabria potrebbe offrire occasioni di sosta e di insediamenti qualificando la sua offerta turistica (sic !!!) e la funzione dei suoi centri urbani.

C’era forse bisogno del ponte per questa caratterizzazione ? Sembra anzi che gli effetti che il ponte potrà suscitare vadano in direzione contraria .Perchè non pensare all’impatto negativo della megacostruzione sull’economia reggina ? Il presidente della Regione on.Principe non mancò di farlo rilevare.

A noi sembra ,molto chiaramente, che nessuna richiesta mirata potrà mai sollevare REGGIO SE UN FORTE PROGETTO DI SVILUPPO non farà riferimento alla reale vocazione della bella città e del suo territorio:il ponte rimane una soluzione artificiale,estranea ai suoi bisogni:

Non solo. Il ponte danneggia irreparabilmente l’habitat naturale con gravissimo pregiudizio di ordine economico,culturale,sociale e –perché no ? – psicologico. E’ l’accanimento contro un elemento paesistico fra i più famosi della letteratura,della cultura e dell’esperienze civili europee e mediterranee.

Ancora una volta si tenta, con più mezzi, di sottomettere la Calabria ai voleri Romapadani senza alcuna considerazione dei bisogni reali e dei reali interessi delle popolazioni calabresi

Saprà il popolo calabrese trovare, all’interno della propria storia,l’energia necessaria per riprendere in mano il proprio destino ?

Ed ancora una volta saranno i semplici,di fronte l’insipienza dei dotti,cogliere, e a dover ricordare,i tratti più veri che vibrano in “ Scilla e (nel) l’orribile Cariddi che del mare inghiottia l’onde spumose “ : perché il futuro ha un cuore antico:

Quaderni Calabresi

Francesco Adornato

 

UNO SGUARDO SUL PONTE

Era il maggio del 1986 quando un comitato di “saggi “ (mai definizione fu tanto poco appropriata) consegnava alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al ministro dei trasporti un parere di fattibilità per il collegamento viario e ferroviario dello stretto di Messina mediante un ponte a campata unica…..

E’ quanto scriveva il caro amico Francesco Adornato su Quaderni Calabresi n° 62/63 del Febbraio 1987.

Sono trascorsi 24 anni ma le valutazioni dell’ing. Adornato rimangono più che attuali: “Già a fine ’85,in occasione della firma del decreto interministeriale di concessione per l’attraversamento dello stretto,si era sviluppato sulla questione un intenso dibattito.E’ da quella data che